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Comune di Atri

Lo splendore dell’Arte, il fascino della natura

Abitanti: 10.876
Superficie: 92,18 km²

Tra fertili colline bagnate dalla brezza del mare e aridi calanchi, sorge la ridente e svettante Città di Atri. Nota dagli autori greci e latini come l’imponente Hatria picena, le sue origini e testimonianze fin dall’Età del Ferro (X – XI secolo a.c. come mostrano i rinvenimenti archeologici) ci narrano di una città forte e valorosa. Tra le prime città ad emettere una moneta propria fusa in bronzo siglata HAT sin dall’epoca preromana (IV – III a.c.) custodita presso i Musei più importanti del modo e, in virtù del suo rilevante status sociale e commerciale, fu anche tra le prime città ad allearsi con i romani già nel 289 a.c., dando i natali alla famiglia dell’imperatore Publio Elio Adriano e alla gens Aelia, nonché il nome stesso al Mar Adriatico (conteso attualmente con la Adria veneta), grazie alla sua importanza primordiale legata alla divinità illirico sicula Handranus, da cui probabilmente venne il nome della città stessa Hadria e del mare che la bagnava. All’epoca il geografo greco Strabone ricorda la presenza di un approdo marittimo sulla costa al servizio della retrostante città, i cui fiorenti commerci hanno consentito sin dai primordi un’apertura di ampio respiro su tutta la cultura del Mediterraneo. In epoca medievale la città divenne uno dei centri più importanti dell’Italia centro-meridionale, fu capitale del Ducato degli Acquaviva sino al 1757 con la morte dell’ultima erede, raggiungendo il suo massimo splendore soprattutto in ambito architettonico ed artistico, in perfetta sintonia con il suo degno e fastoso passato.

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Il centro storico di Atri è costellato di monumenti, palazzi signorili, musei, caratteristici vicoli e piazze che ruotano intorno al corso principale Corso Elio Adriano, intitolato all’omonimo imperatore. Qui si affacciano splendidi edifici religiosi ed imponenti Palazzi nobiliari che vanno dal periodo rinascimentale, Barocco, Neoclassico sino allo stile Liberty di cui si conservano pochi esemplari in Italia.

Cinta da possenti mura, nella parte nord della città si snoda un percorso belvedere che spazia contemporaneamente dal mare alla montagna a 442 metri s.l.m., e che ci conduce fino all’unica porta superstite della città: Porta San Domenico recante lo stemma della casata Acquaviva d’Aragona con un leone rampante coronato rievocando tacitamente tutta l’eleganza e la bellezza del tempo.

Gli storici individuano l’edificio, per via la sua architettura severa e rigorosa nella disposizione dei conci e aspri archi a sesto acuto – tipici delle costruzioni militari di Federico II – come la residenza imperiale dell’imperator mundi, dove secondo quanto afferma il funzionario imperiale Riccardo da San Germano, vi soggiornò la terza moglie Isabella d’Inghilterra, al ritorno dalla Lombardia verso i territori del Regno. Sempre secondo le fonti, la “domus regia” fu successivamente donata ai domenicani venuti in città da parte di Carlo V d’Angiò che, come sappiamo, pose fine alla dinastia sveva uccidendo entrambi Federico II.

Da visitare: Il fascino della natura tra storia, mito e leggenda

LA RISERVA NATURALE REGIONALE OASI WWF “CALANCHI DI ATRI”

Riserva naturale "Calanchi di Atri"Nella fascia collinare, spaziando tra mare e monti, ecco uno dei più suggestivi fenomeni erosivi del terreno: i calanchi!

L’origine geologica si fa risalire a circa 2 milioni di anni fa, quando il Mar Adriatico arrivava alle pendici del Gran Sasso e nella fascia collinare vi erano i fondali argillosi che, ancor oggi, ospitano un gran numero di invertebrati marini, gli stessi che popolano il mare. Si tratta di maestose architetture naturali di argilla ad alta percentuale di sabbia e ricca di fossili, la cui forma è mutevole e in continua evoluzione in base al dilavamento di acqua che vi scorre.

Nel 1995 fu istituita, nell’area ove la Comunità Europea aveva già identificato un Sito di Interesse Comunitario (SIC), la Riserva Naturale Regionale “Calanchi di Atri”, che diventa nel 1999 un’Oasi WWF con lo scopo di preservare circa 600 ettari di natura, flora e fauna. Essa racchiude forme di erosione che qui assumono un aspetto impressionante “i calanchi”. Noti anche come bolge dantesche nell’Inferno di Dante Alighieri, al loro aspetto altamente suggestivo si fondono antiche vicende storiche che individuano l’area come “Colle delle giustizia”, poiché nel periodo medievale qui venivano giustiziati i malviventi, rappresentato come un colle con tre impiccati crocifissi nello sfondo dell’affresco della Natività di Andrea De Litio (Cattedrale di Atri), mantenendo tutt’oggi questo toponimo. Alla fine dell’800, furono qui rinvenute affascinanti sepolture di epoca preromana VI secolo a.c., un uomo insieme al suo tipico corredo da guerriero (spada e lance), una donna e una piccola sepoltura infantile con fibule in bronzo e vasellame, i cui reperti in parte sono custoditi presso il Museo Archeologico di Atri.

Il percorso naturalistico completo si snoda per 6 km riscontrando un livello di difficoltà media, mentre il percorso più agevole e turistico, prevede il camminamento per 1 km dal Centro Visite sino alla piccola Cappella di San Paolo ove storia, fede e leggenda si intrecciano fino a confondersi nel misterioso monolite che essa custodisce, caratterizzato da segni di incisioni e raschiamenti superficiali per il prelievo di materiale taumaturgico. Da qui si può scegliere se continuare e percorre l’intero anello di 6 km, oppure tornare indietro (1 km) – con una pendenza al 70% – sino al Centro Visite.

Particolarmente suggestive sono le escursioni al chiaro di luna che rendono i calanchi ben visibili grazie alle particelle di alluminio presenti nel terreno argilloso, rendendo ancor più affascinanti queste magnificenti architetture naturali.

UNO SCRIGNO D’ARTE: LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

 

Definita da taluni storici “Sistina d’Abruzzo”, la Cattedrale di Santa Maria Assunta rappresenta un indelebile gioiello di architettura medievale, fregiandosi di una Porta Santa legata alla figura di Celestino V e al rito della Perdonanza. Aprì le sue porte agli artisti e committenti più importanti del centro Italia, dando spazio ad uno dei cicli più belli ed esplicativi della cultura neorinascimentale italiana: le Storie di Maria.

Intriso di segni, iscrizioni e tantissime curiosità iconografiche, come un vero e proprio “catechismo visivo”, esso riecheggia tutto il fasto della cultura alla corte degli Acquaviva, in un’eleganza senza tempo che alterna il giottesco blu della volta, dai tratti allungati ancora gotici e uno sfarzoso uso dell’oro in cui trova eco l’autoritratto dell’opera stessa Andrea De Litio nella figura di San Luca tra i Dottori della Chiesa, sino alle nuove aperture prospettiche, dettate nello stesso secolo dal celebre pittore Piero della Francesca. Dalla mirabile volta del presbiterio, volgendo lo sguardo a terra, si trovano i resti di un glorioso passato romano che prendono vita attraverso una preziosissima e minuziosa arte musiva in cui riecheggiano motivi marini intorno ad un impianto idraulico centrale che si collega ad una cisterna d’acqua sottotante, sorta sui resti di un antico tempio pre-romano dedicato ad Ercole.

Un vero e proprio monumento palinsesto che racconta visivamente tutte le vicissitudini storiche nonché la magnificenza dell’attuale Città d’Arte!

MUSEO CAPITOLARE

Il Museo è collocato nella sale del chiostro duecentesco della Cattedrale, residenza dei canonici del Duomo e cimitero episcopale, ed è uno dei musei ecclesiastici più antichi d’Italia. Dotato di una poliedricità di opere sacre, il museo spazia dagli antichissimi codici miniati e incunaboli, pregiatissime opere intagliate in legno e ceramiche rinascimentali di Castelli, sino alle più raffinate opere della Pinacoteca e i preziosissimi paramenti liturgici, ori e oreficerie. Dal Museo si accede al mirabile chiostro, un angolo di paradiso ove le luci solari si mescolano con le fitte ombre delle arcate, dietro le quali si celano statue, enigmatici stemmi, antichi sarcofagi, e verso il celo vediamo ergersi il campanile più alto d’Abruzzo, di ben 57 metri. Attraverso una scalinata, con due metri di dislivello, si raggiunge uno dei luoghi dal più forte impatto emotivo: la cisterna – cripta. Nata come cisterna d’acqua ad uso pubblico per l’approvvigionamento idrico in epoca repubblicana – IV secolo a.c. – sfruttando a sua volta le mura di un tempio dedicato ad Ercole, l’impianto fu ristrutturato in epoca romana con possenti colonne in laterizio e volte a doppio involucro che richiamano lo stesso sistema utilizzato per le terme di Caracalla a Roma. Con la diffusione del culto cristiano, prima dell’anno mille, nasce la ecclesia di Sancta Maria De Hatria, e questo spazio sotterraneo non poteva prestarsi meglio per diventarne la cripta ove, tra silenzio e oscurità trovavano rifugio le anime in preghiera.

Un posto di inequivocabile fascino ancestrale, che si esplica attraverso scenari inediti come un’enigmatica rappresentazione del Padre Eterno affiancato dal sole e dalla luna, e un Cristo in Majestas dalle forti connotazioni nordiche, che lasciano ancora dubbi sull’identificazione della bottega di esecuzione.

IL TEATRO COMUNALE, PIAZZA DUOMO, 1

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Teatro ottocentesco splendidamente conservato e l’unico ancora attivo nella Provincia di Teramo, ricalca esternamente la “Scala” di Milano mentre all’interno sembra rifarsi al “S. Carlo” di Napoli. Interamente in legno, sulla volta riecheggiano splendide muse accompagnate da grifi stuccati in oro che danno sul palcoscenico, attivo come un tempo tra eleganza e attualità, ove di rado si fa scendere un rarissimo e pregiatissimo sipario in tela con il noto episodio dell’imperatore Elio Adriano che brucia i debiti delle province.

TEATRO ROMANO, VIALE DEL TEATRO ROMANO

I resti del teatro romano sono stati riportati alla luce nel corso di recenti scavi, che hanno restituito al momento la zona del frons scenae che guardava verso il mare, il vomitorium ossia l’accesso ad essa, e resti della cavea inglobata dalla successiva costruzione del Palazzo del Cardinal Cicada. Ospitava circa 4.000 posti per i suoi spettacoli, ed nel sottosuolo presenta ancor oggi misteriosi cunicoli inesplorati, che secondo tradizioni orali, condurrebbero fino al centro della città come vie di fuga.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO CIVICO CAPITOLARE “DE GALITIIS” – DE ALBENTIIS – TASCINI”, VIA DEI MUSEI

 

Il Museo Archeologico di Atri permette di ripercorrere l’antica storia della città sin dall’Età del Ferro, esponendo ricchi corredi funerari provenienti dalle necropoli preromane della città: Colle della Pretara e Colle della Giustizia. Spiccano all’interno due sepolture di forte impatto emotivo, un uomo e una donna in posizione supina con il loro corredo funerario, fibule, armi e gioielli, adagiati sulla terra argillosa così come rinvenuti. Attualmente in corso di ampliamento con nuove sale espositive dedicate alla romanità, esponendo pregiatissimi mosaici e oggetti di uso quotidiano onde si esplica tutto il fascino del vissuto della città nella fastosa epoca imperiale.

IL MUSEO ETNOGRAFICO, PIAZZA SAN PIETRO

Il Museo ospita una vasta raccolta di testimonianze multisettoriali, dalla cultura agro-pastorale all’archeologia industriale ripercorrendo usi e costumi della società attraverso la cultura materiale.

PALAZZO DUCALE, PIAZZA DUCHI D’ACQUAVIVA

Il Palazzo Ducale fu fatto erigere dai Duchi Acquaviva a partire dal XIV secolo, nel momento in cui la città divenne capitale del Ducato, rispecchiando nella sua fase iniziale la tipologia del palazzo fortezza dallo stile grave e severo, acquisendo col tempo una veste più elegante e degna di una corte. Dal cortile centrale del palazzo, che denota caratteristiche comuni alle residenze di corte del periodo, si accede attraverso una scalinata al piano nobile, dimora dei Duchi, che attualmente conserva stanze affrescate che ridondano di eleganza rievocando la grandezza della casata e tutto l’eco delle invasioni turche.

I SOTTERRANEI DEL PALAZZO

Situato nel punto più alto della città, il palazzo sfrutta edifici preesistenti, cisterne romane adibite in secondo tempo con l’arrivo dei Duchi, a scuderie ducali. I locali sotterranei corrono lungo l’intero Palazzo e sono visitabili in quanto ospitano mostre a rotazione che spaziano dalla fotografia alla scultura, più frequenti nel periodo estivo. Nell’ambiente sotterraneo del Palazzo Ducale, trovano spazio grandiose cisterne romane, parte di un complesso sistema idrico cittadino costituito da grandi conserve d’acqua in posizioni sommitali e collegate tra loro, in punti strategici della città con mera funzione di sussistenza per la popolazione. Alcune condotte molto probabilmente andavano poi ad alimentare le case dei privati romani più facoltosi. La grande riserva d’acqua che insiste sotto il nobile Palazzo, si colloca nel punto più elevato di tutta la città, e probabilmente nell’area antistante – attualmente piazza Duchi Acquaviva – vi era il Foro della città romana che la tradizione vuole edificato dall’imperatore Elio Adriano.
Le cisterne erano dotate di uno o più ingressi per l’acqua, complivium, e pozzetti di scarico ancora visibili con un’estensione di circa 60 metri, diviso in vani rettangolari al suo interno rispettivamente absidati sul lato nord, presumibilmente esser coperti a volta. All’interno della stessa si possono ancora ammirare le più elevate tecniche costruttive romane come l’opus signinum derivante dalla città di Signa, presso Roma, dove secondo antiche fonti fu inventato. Vitruvio ne descrive la fabbricazione e l’uso oltre all’incredibile capacità di far presa anche in ambienti non a contatto diretto con l’aria (idraulicità).
Nel corso del tempo la magnifica conserva d’acqua, a seguito di una disputa tra domenicani e francescani sedata da Carlo V, fu depredata del suo prezioso materiale per la costruzione dei nuovi edifici religiosi in città, ed i suoi locali furono adibiti a Scuderie Ducali oltre che, magazzini e prigioni nell’ultimo secolo. Tali vicissitudini non hanno tuttavia intaccato il suo carattere originario mantenendo tutto il fascino di un tempo, in perfetta armonia con le mostre d’arte che contribuiscono ad aumentarne l’atmosfera suggestiva.

CHIESE

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La città è costellata di splendidi edifici religiosi, a partire dalla Chiesa di Sant’Agostino (oggi Auditorium Civico) lungo Corso Elio Adriano, la Chiesa di San Francesco, tra le più antiche chiese francescane che conosciamo grazie alla presenza del locale Fra Filippo Longo, che seguì il Santo sin dal 1208 e fu il suo 7° compagno; a seguire la Chiesa di S. Liberatore, Chiesa di San Nicola la chiesa più antica della città, la Chiesa di Santa Chiara d’Assisi e il Monastero delle Clarisse tra le poche ove vige ancora la clausura, la Chiesa di San Giovanni Battista conosciuta anche con il nome di San Domenico per via dell’importante presenza dei domenicani e dell’unica porta superstite della città antica ad essa connessa, e altre di minore importanza o attualmente inglobate in edifici di carattere privato. In un moltiplicarsi e succedersi ordini religiosi influenti, stili artistici, sculture, simboli e iconografie mistiche, ognuna con caratteristiche stilistiche diverse relativamente al periodo di pertinenza, dal primo medioevo al neoclassicismo, passando per il Rinascimento quattrocentesco e lo sfarzo barocco.

PALAZZI

Le dimore storiche si affacciano nel corso principale della città e nelle sue immediate vicinanze, Palazzo Illuminati si trova lungo Corso Elio Adriano ed è il palazzo più grande della città (dopo il Municipio), Palazzo Grue, bella costruzione neogotica dietro la chiesa di San Nicola, costruita su una precedente casa medievale dei Grue, i noti ceramisti di Castelli, Palazzo Arlini in Via Ferrante, appartenuto a questa nobile famiglia lombarda, nonostante le trasformazioni barocche ha conservato quasi del tutto il suo carattere rinascimentale ed altri ancora, che danno alla città una forte connotazione identitaria.

L’ANTICA FILANDA FIORANELLI UN GIOIELLO DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

L’antica filanda prende il nome dell’impresario Antonio Fioranelli, che nel 1936 decise di impiantare qui il proprio opificio che raccoglieva e trasformava la lana proveniente da tutto il contado atriano. Da poco restaurata, oltre che essere una splendida location per attività culturali, essa custodisce gelosamente i ricordi delle attività legate alla forte tradizione agropastorale, conservando macchinari e attrezzature come la cardatrice e il divisore provenienti dalle industrie meccaniche di Calle Mosso (Biella), probabilmente tra i pochi esemplari rimasti in Italia dopo la forte alluvione che colpì l’industria Biellese e la filatrice Leeds.

IL PARCO COMUNALE E BELVEDERE, VILLA COMUNALE

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Sorto su aree di proprietà ducale e dei canonici della Cattedrale, a pochi passi dal centro storico il parco-giardino all’italiana è rigorosamente chiuso alle motovetture, motocicli e ciclomotori conservando la natura tra boschetti, piante, fontane, giochi d’acqua di luce ed ombre. Il lato orientale del Belvedere è eretto sopra grosse mura di un’antica fortezza che fu anche palazzo estivo dei vescovi locali con un paesaggio ricco di lontane prospettive sul versante Adriatico e sulle colline circostanti caratterizzate dal fenomeno geomorfologico dei calanchi.

ATRI SOTTERRANEA IL MISTERO DEL SOTTOSUOLO: GROTTE, CUNICOLI E CISTERNE

La Città di Atri presenta un sottosuolo tanto variegato quanto misterioso e in parte ancora inesplorato, che riveste un’importanza notevole sia dal punto di vista storico-archeologico e tecnico-scientifico delle costruzioni, sia per le sue peculiarità geologiche. Si tratta di un grandioso sistema idrico ipogeo, frutto di un sistema ingegnoso quanto ottimale che affonda le sue radici in epoca preromana, sapientemente realizzato al fine di captare acqua piovana e di risorgiva per convogliarla in punti prestabiliti al servizio della civitas. La presenza nel sottosuolo di una ricca e ramificata rete di cunicoli, cisterne collegate tra esse, grotte scavate nel conglomerato, hanno garantito sicuramente la sussistenza dei primi abitanti della città, la cui scelta fu innanzitutto dettata dalla notevole estensione di un area protetta dalla natura stessa del suolo. L’idea per la costruzione di questo grandioso sistema idrico sotterraneo è dettata dalla naturale successione sedimentaria del terreno, ossia la città poggia su conglomerati di tetto che a causa della loro notevole permeabilità fungono da elementi filtranti, sono facilmente attraversabili dall’acqua che trovano al di sotto di esso uno strato impermeabile, per cui si creano zone di falda acquifera che venivano un tempo individuate, e da qui costruiti faticosamente lunghi cunicoli che ne favorivano il deflusso. Questi sistemi sono ancora perfettamente funzionanti per quanto riguarda le fontane archeologiche, mentre le cisterne del centro storico hanno diversa sorte, essendo inglobate nella lenta urbanizzazione dei secoli, trasformandosi talvolta in scuderie e prigioni, come nel caso del Palazzo Ducale, talvolta in luogo di culto, come nel caso della Cattedrale di Santa Maria Assunta. Quale posto meglio di uno spazio fresco, sotterraneo e isolato dalla frenetica vita di città, poteva prestarsi al rifugio delle anime in preghiera sottraendosi allo spazio misurabile della vita!
Dal 2006 la città di Atri, tramite la Riserva Naturale Regionale Oasi WWF “Calanchi di Atri”, ha aderito al progetto “Ipogea. Percorsi Adriatici Sotterranei”, finalizzato alla messa in rete, alla promozione, alla tutela, alla valorizzazione delle città adriatiche dotate di un patrimonio ipogeo importante e significativo

ENOGASTRONOMIA

enogastronomiaPAN DUCALE

Dolce tipico della città di Atri, proveniente da una nobile ricetta del 1352. All’arrivo del Duca Acquaviva in città, i cittadini di Atri offrirono in dono la pizza di mandorle, dolce tipico della tradizione atriana. Il duca gradì a tal punto il dolce che ordinò che fosse presente ogni giorno sulla sua tavola, lo apprezzò tanto da farlo conoscere anche in altre terre, facendolo pervenire in dono a tutte le famiglie nobili con cui intratteneva rapporti sino a mutare il suo nome ufficiale in PAN DUCALE.

LIQUIRIZIA

La liquirizia è una sostanza aromatica estratta dalla Glycerrhiza glabra L., pianta erbacea perenne molto frequente nella zona tanto da acquisire una produzione industriale di portata mondiale sin dal 1836. Conquistando nel corso degli anni un posto di rilevo nell’economia locale, essa diviene protagonista di una delle più apprezzate produzioni dolciarie di fama internazionale. Non si visita Atri senza aver assaporato la sua morbida e dolce liquirizia!

PECORINO HAT

Squisito formaggio fatto con latte crudo di pecora e caglio di agnello, ad oggi di produzione quasi esclusivamente casalinga.

Comune di Atri, frazione di Casoli

La frazione di Casoli a metà strada tra la collina di Atri e il mare di Roseto, è un paese che vive immerso tra vigneti, colline di girasoli, uliveti, un paesaggio impreziosito dagli immancabili e scoscesi calanchi presentandosi come un Museo all’aperto in quanto numerosi artisti dal 1996 in poi, hanno deciso di dare corpo ai loro sogni affrescando tutte le abitazioni e dando vita ad una sorta di biennale d’arte moderna molto particolare, quella del Muro dipinto, creando un’opera diffusa perfettamente integrata con il paesaggio e in sintonia con gli abitanti. Da questo furore artistico collettivo è nata la manifestazione “Casoli Pinta”, autentico museo a cielo aperto, una bella iniziativa gemellata con Varese, città che detiene la presidenza dei paesi dipinti in Italia.

Realizzato con i contributi dei fondi PAR FSC (ex FAS) Abruzzo 2007-2013 - Obiettivo 1.3 - Linea Azione 1.3.1.d - www.abruzzoturismo.it
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